Il boom di Zoom e perché è un problema serio

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Se la pandemia ci sta portando in un mondo nuovo, Zoom fa parte di quello vecchio. E’ vero, due mesi fa non esisteva se non per qualche manager americano. E adesso è la app numero uno del mondo. Ci vediamo su Zoom, facciamo scuola su Zoom, lavoriamo su Zoom, e ci divertiamo su Zoom. Ci sono gli happy hour, i concerti, i party, i sex party, qualcuno si è anche sposato su questa piattaforma di videoconferenze. Zoom finora ha sbaragliato la concorrenza eppure si è visto che fa parte ancora di un vecchio modo di fare. Quello per cui far crescere la base utenti viene prima della loro sicurezza, quello per cui se passi i dati a Facebook non lo dici chiaramente, quello per cui non è vero che le video chiamate sono cifrate e quindi non intercettabili, sono lì, a disposizione del primo hacker che passa. Quello per cui il successo e la velocità con cui ci arrivi vengono prima di tutto il resto. Il vecchio mondo, speriamo.

Questo mese per Zoom è stato al tempo stesso un sogno e un incubo: ogni giorno gli utenti crescevano, attratti da una piattaforma facile, elegante, e gratis fino a 40 minuti con 100 persone collegate; epperò ogni giorno venivano fuori nuovi problemi, e complessivamente il fatto che Zoom non è stata progettata con la sicurezza e la privacy al centro. E così sta prendendo piede un fenomeno sgradevole chiamato Zoombombing, consiste nel trovare in rete il numero che identifica una certa conferenza (è più facile farlo che spiegarlo), e fare irruzione postando materiale pornografico, osceno, propaganda nazista e altra spazzatura. Come quelli che andavano alle feste altrui e spaccavano tutto. Ma in digitale.

La cosa è seria. Il New York Times ha individuato decina di profili social e chat dedicate solo a organizzare raid su Zoom. Che fare? Primo, smettere di usarla, ci sono un sacco di alternative valide senza necessariamente tornare su Skype. Secondo, prendere una serie di accorgimenti quando si organizza un evento su Zoom, per proteggerlo. Terzo, sperare che il fondatore capisca che il mondo è cambiato. Che della Silicon Valley veloce e rapace, quella che predicava la teoria “muoviti in fretta e rompi qualcosa”, non se ne può più. Che una piattaforma e una app che vogliono davvero far parte del nostro futuro devono rispettare i propri utenti anche a costo di metterci un po’ di più a crescere. Altrimenti li lasciamo volentieri nel passato che il coronavirus sta cancellando.